La fortuna della fabbrica Armao si deve alla capacità e alla saggezza amministrativa di un uomo che possiamo definire un esponente della piccola borghesia imprenditoriale del tempo. Questi, selezionando le crete per renderle più compatte e resistenti alla cottura, perfezionò la tecnica del biscotto migliorando la qualità dello smalto stannifero bianco, che durante la cottura assumeva una maggiore brillantezza; pur continuando ad utilizzare i colori tradizionali ne introdusse anche nuovi, come il “rosso pink” per ottenere maggiore vivacità cromatica. I motivi decorativi diventarono più complessi e raffinati e si svilupparono generalmente su quattro o otto moduli; su alcuni pavimenti di Palazzo Trabia a S. Stefano di Camastra invece si completano su sedici. L’introduzione della “mascherina” facilitava la lavorazione, anche se il singolo mattone veniva successivamente rifinito a mano, con l’aggiunta di perfili e tocchi di colore.
La fabbrica Tajani produceva 80.000 quadrelle a vernice stannifera, stando al famoso censimento del 1888, che , confrontate con le 18.000 riggiole del 1857, indicano nella seconda metà del XIX secolo il raggiungimento di un alto livello quantitativo che corrisponde a quello qualitativo, a giudicare dagli esemplari del Museo Vietrese. Li troviamo protagonisti anche in prodotti che risentono della corrente dell’orientalismo, realizzando formelle con scene esotiche, e naturalmente dalla loro fabbrica uscivano pure altre tipologie ceramiche. Numerosi furono i riconoscimenti, come daltra parte accadeva ai Punzi e agli Sperandeo: si sottolineavano, da parte delle giurie nelle esposizioni italiane ed estere cui presero parte proprio la composizione, le cromie e la varietà dei pavimenti.